Sorgente: (9) Pino Quintaliani | Facebook
vaccini
l problema non sono né i profitti né i brevetti, ma gli impianti.
Ormai da troppo tempo girano sulle bacheche appelli ai vaccini beni comuni, al contrasto alle multinazionali o altre rivendicazioni del genere. Tralasciando la giustezza o meno, in questo caso sono fuori tema.
I vaccini, infatti, costano pochissimo (https://www.startmag.it/…/quanto-costano-i-vaccini…/ ) almeno se riferiti a farmaci quali il Sofusbivir contro l’epatite C che costava decine di migliaia di dollari e che fece tanto discutere qualche anno fa (https://www.repubblica.it/…/epatite_c_gruppi_della…/). Astra Zeneca costa meno di due dollari a dose: per vaccinare teoricamente l’intera popolazione italiana spenderemmo circa 200 milioni di Euro. I soli banchi a rotelle (https://www.tuttoscuola.com/banchi-con-le-rotelle-sono…/ ) sono costati 119 milioni di euro e le famose primule sarebbero costate circa 400mila euro l’una (https://left.it/2021/01/28/primule-e-arcuri/). Ne erano previste, in un primo momento, circa 1.500 (https://www.agi.it/…/fiore-primula-vaccino-covid…/) per un costo complessivo di circa 600 milioni di euro. Le pharma ci fanno profitti? Ovvio che sì: ma quanto incidono su un prodotto finale che costa pochi euro? Spariamo alto: diciamo il 50%. Il che vuol dire da un minimo di un dollaro a vaccino per Astra Zeneca ad un massimo di meno di 10 per Moderna. Si tratta, rispetto a ciò che è costata la crisi Covid, di bruscolini. Quindi non sono i profitti il problema.
Né lo sono i brevetti. Tre gigantesche Big Pharma: Sanofi (https://www.biopharmadive.com/…/sanofi-in…/594004/ ), Merck (https://abcnews.go.com/…/latest-austria-denmark-work…) e Novartis (https://www.pharmaceutical-technology.com/…/novartis…/ ) si sono dette disponibili a produrre vaccini di terzi in licenza, Pfizer o J&J, proprio per aumentarne la diponibilità. Quindi non è un problema di brevetti: si possono produrre su licenza. E dato che costano pochi dollari, il ricarico sarà proporzionale: sempre pochi dollari. Bruscolini, rispetto alle primule, insomma.
Molti inneggiano al cubano Soberana. Possibile. Ma, a oggi, Soberana non esiste: sta per iniziare la fase 3 del trial al termine della quale capiremo se e quanto sia efficace, in assoluto e relativamente agli ormai 4 vaccini occidentali, al russo e a non so quanti cinesi attualmente in commercio. Vedremo, ma in pista sono in arrivo moltissimi altri vaccini.
Quindi: non è un problema di profitti che ci affamano (i vaccini costano pochissimo rispetto a quanto ci è costata l’epidemia) né di brevetti che non si vogliono cedere per ridurre l’offerta e aumentare i prezzi (potremmo produrli su licenza a milionate).
E quindi?
E quindi, semplicemente, non abbiamo impianti per realizzarli (https://www.ilpost.it/2021/02/27/produzione-vaccini-italia/ ). Possiamo realizzare questi impianti? Sì, ma ci si impiega mesi, forse un anno. Quindi non potremmo comunque soddisfare la domanda delle prossime settimane o mesi.
Però sarà necessario attrezzarsi, perché già Moderna e Astra Zeneca hanno previsto, tra qualche mese, qualche forma di richiamo per le nuove varianti ad oggi conosciute. Se, insomma, la vaccinazione anti Covid diverrà periodica (sul tipo dell’influenza, anche se non sappiamo se annuale, biennale o cosa) potrebbe essere cosa furba, per l’Europa, dotarsi di una struttura produttiva in grado di sfornare alcune centinaia di milioni di dosi in poche settimane o pochissimi mesi. Ma sono discorsi per il domani, prossimo quanto si vuole, ma per il domani.
Se oggi non ci sono i vaccini che vorremmo avere (ammesso che siamo in grado di somministrarli a centinaia di migliaia al giorno) non è né per i brevetti, né per i profitti, né per il gioco sporco di big pharma. Semplicemente: non abbiamo le macchine; abbiamo la benzina (cioè i vaccini) ma non sappiamo dove metterla.
Clusters of SARS-CoV-2 Infection Among Elementary School Educators and Students in One School District — Georgia, December 2020–January 2021 | MMWR
Fresco fresco da Atlanta, Georgia. Uno studio del CDC documenta 9 cluster in 6 differenti scuole elementari. Il numero non è importante, quanto la qualità della indagine e la descrizione delle catene di contagio dove i bambini svolgono un ruolo chiave nel trasferire il contagio da scuola a casa (o viceversa) e all’interno della comunità scolastica da o agli insegnanti.
Nonostante esistesse distanza, barriere di plexiglas e mascherine, nel corso delle attività didattiche in presenza il contagio è inevitabile.
Nelle comunità dove l’intensità di circolazione virale è alta, le scuole rappresentano un volano di contagio. Basta un po’ di buon senso (e un minimo di esperienza epidemiologica) a capirlo. Se non bastasse, abbiamo anche gli studi a dimostrarlo.
Dalle conclusioni:
“Sebbene non sia un requisito per riaprire le scuole, aggiungere la vaccinazione anti-COVID19 per il personale scolastico come una misura aggiuntiva di mitigazione potrebbe rispondere a diverse funzioni fra cui proteggere il personale a rischio elevato di malattia grave, ridurre potenzialmente la trasmissione del virus in ambiente scolastico e limitare al minimo le interruzioni della didattica in presenza, tutti aspetti con importanti implicazioni sia per gli aspetti educativi che sanitari.”
Insomma, la scelta della Regione Puglia, spiegata dagli esperti di Atlanta.
Association of Convalescent Plasma Treatment With Clinical Outcomes in Patients With COVID-19: A Systematic Review and Meta-analysis | Critical Care Medicine | JAMA | JAMA Network
This meta-analysis of randomized trials reported in medical journals, preprint servers, and press releases estimates associations between convalescent plasma treatment and clinical outcomes (all-cause mortality, length of stay, clinical improvement, clinical deterioration, mechanical ventilation…
Original Article from The New England Journal of Medicine — Early High-Titer Plasma Therapy to Prevent Severe Covid-19 in Older Adults
Sorgente: Early High-Titer Plasma Therapy to Prevent Severe Covid-19 in Older Adults | NEJM