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Archivi categoria: climate change

Tree rings reveal that it has not been this warm in the past 1,200 years

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Climalteranti.it » Quando il negazionista climatico sbaglia i conti sull’effetto serra

Sorgente: Climalteranti.it » Quando il negazionista climatico sbaglia i conti sull’effetto serra

 

Chi ha paura del buio?

fonti varie
[2] Prigogine 1961: Prigogine, I. “Introduction to Thermodynamics of Irreversible Processes. Interscience Publ.” Inc., New York, London (1961).
[3] Santer et al. 2023 Exceptional stratospheric contribution to human fingerprints on atmospheric temperature https://pnas.org/doi/10.1073/pnas.2300758120
Potrebbe essere un'illustrazione raffigurante 2 persone e testo
Fa discutere una intervista al fisico Antonino Zichichi (l’ennesima…) in cui, come ormai di consuetudine, viene sminuita l’influenza dell’uomo sull’attuale cambiamento climatico, ritenendolo di origine pressoché naturale.
Dichiarazioni spesso completamente errate o non supportate da fonti scientifiche. Eccovene alcune di questa intervista:
1) Che tutta l’energia venga dal sole è cosa risaputa e nessuno si sogna di dire che, in termini assoluti, sole e attività antropica siano paragonabili. Ma quello a cui si guarda quando si parla di cambiamento climatico è il bilancio energetico, ovvero un bilancio tra energia in arrivo dal sole e l’energie riemessa dal Pianeta verso lo spazio. Piccole modifiche di questo bilancio portano a variazioni di energia e quindi di temperatura globale. Su questo il sole, avendo un’attività relativamente costante, ha un ruolo secondario. Non ce l’ha l’uomo.
Nei commenti una stima dei fattori antropici paragonati a quello solare in termini di forzante radiativo (W/m2). E’ chiaro come i gas serra emessi dall’uomo abbiano un ruolo molto maggiore rispetto al forzante solare.
2) “alla base delle mie conoscenze”
Zichichi non è un climatologo, quindi le sue conoscenze non sono adeguate e non porta alcuno studio a suo supporto. Non esistono studi sul clima con Zichichi come autore.
3) “equazione del clima”
Il sistema climatico è un sistema complesso che può essere parzialmente descritto da una serie di equazioni. Esistono quindi le equazioni del clima e sono decine. Ne esiste una in particolare che mette in relazione il forzante radiativo con le concentrazioni di CO2 da cui è possibile ricavare una prima relazione tra queste ultime e la temperatura.
4) “il nesso tra attività antropiche e cambiamento climatico”
E’ un nesso dimostrato da studi di vario tipo: empirici, che confermano cosa la teoria ci dice debba succedere in caso di aumento delle emissioni di gas serra; modellistici che mostrano come solo i gas serra spiegano l’attuale riscaldamento; paleoclimatici, che mostrano chiaramente il ruolo dei gas serra, CO2 in primis, nei cambiamenti climatici passati, sia come fattore forzante sia come meccanismo di risposta del sistema, che amplifica il cambiamento in atto o si oppone ad esso.
5) “CO2 vita delle piante”
Sicuramente la CO2 è molto importante per alcuni tipi di piante. Ma lo sono anche la disponibilità di acqua, a temperatura e altri nutrienti.
E’ un ragionamento banale, è come dire a degli alluvionati che si lamentano per le loro case distrutte “ehi, ma l’acqua è fonte di vita, di cosa vi lamentate”.
Roberto.
 

(429) Luca Mercalli: Crisi climatica ed energetica: conoscerla e affrontarla. – YouTube

 

Cop27, le emissioni di CO2 paese per paese

Sorgente: Cop27, le emissioni di CO2 paese per paese

 

AR6 Synthesis Report: Climate Change 2023 — IPCC eventi estremi

Sorgente: AR6 Synthesis Report: Climate Change 2023 — IPCC

 

Sorgente: Eventi estremi — Italiano

 

Excess mortality attributed to heat and cold: a health impact assessment study in 854 cities in Europe – The Lancet Planetary Health

Sorgente: Excess mortality attributed to heat and cold: a health impact assessment study in 854 cities in Europe – The Lancet Planetary Health

e Giordano sclera

Sorgente: «Lancet» tarocca pure le tabelle per creare l’ondata dei morti di caldo – La Verità

 

The Minderoo-Monaco Commission on Plastics and Human Health

Sorgente: The Minderoo-Monaco Commission on Plastics and Human Health

 

Come il cambiamento climatico influenza le pandemie | Il Foglio

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‘Il mare nel fiume’, esperti a confronto: “L’acqua salata entra fino a 25 km” | il Po

Sorgente: ‘Il mare nel fiume’, esperti a confronto: “L’acqua salata entra fino a 25 km” | estense.com Ferrara

Sorgente: Siccità, il mare è entrato nel fiume Po per 30 km: non era mai successo- Corriere.it

Sorgente: Siccità, il mare entra nel Po: a rischio il 30% del cibo italiano – Italia a Tavola

 

Climate change widespread, rapid, and intensifying – IPCC — IPCC

Sorgente: Climate change widespread, rapid, and intensifying – IPCC — IPCC

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Ormai lo sappiamo tutti: sono mesi che non piove e le riserve idriche si stanno riducendo a tal punto da dover far scattare in molte zone del paese il razionamento dell’acqua.
Inoltre l’Italia è da alcuni giorni oppressa da una ondata di aria estremamente calda fuori stagione che aggrava ulteriormente la situazione.
Piaccia o non piaccia questo è l’effetto più evidente del cambiamento climatico dovuto all’azione dell’uomo.
Proprio un anno fa infatti, l’Ipcc, ovvero il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu, ha pubblicato la sua ultima analisi sui mutamenti del clima, qui https://www.ipcc.ch/2021/08/09/ar6-wg1-20210809-pr/
Quello che veniva rilevato è che la situazione climatica si sta rapidamente deteriorando e che se non si metteranno in atto cambiamenti rapidi ed efficaci, all’incirca entro il 2030, sarà praticamente impossibile contenere l’aumento della temperatura nella fascia 1.5-2°.
Con un simile aumento della temperatura non solo ci saranno enormi problemi per i paesi costieri, che subiranno l’inevitabile aumento dei mari, ma gli stessi ecosistemi saranno messi a dura prova e last but not least, aumenteranno in tutto il pianeta quelli che vengono chiamati “eventi estremi”.
E proprio uno di questi eventi estremi è quanto stiamo vivendo oggi sulla nostra pelle.
Come detto la situazione è drammatica e serve un cambiamento veloce.
La domanda è a questo punto solo una: riusciremo a compiere questa mutazione della nostra società in modo ecosostenibile in tempo per bloccare l’aumento delle temperature?
Ecco, in questo intervento vorrei provare a rispondere a questa domanda.
Ne avevamo già parlato proprio l’anno scorso e quindi riprenderò essenzialmente, ma ampliandolo, quanto scritto all’epoca e questo per il semplice motivo che le considerazioni ritengo siano ancora pienamente valide, se non di più.
Comunque, la risposta alla domanda di cui sopra per quanto mi riguarda la fornisco subito: no, non credo riusciremo a contenere l’aumento della temperatura in tempo sufficiente a scongiurare il grosso dei cambiamenti climatici.
I motivi che mi spingono a fare tale affermazione si dividono in tre grandi gruppi, che in ordine di importanza crescente sono i seguenti:
1) consenso politico: una parte del movimento ambientalista letteralmente straparla di cancellazione del modello di sviluppo attuale, il tutto da intendersi non come l’adozione di tecnologie ecocompatibili, ma come la sostituzione del capitalismo con altri sistemi tutti da definirsi.
Anche di questo ne abbiamo già parlato nel recente passato, ma le problematiche di una simile idea sono evidenti a chiunque conosca qualche nozione base di economia.
Problematiche che vanno dal ruolo dei prezzi all’interno di un sistema economico per l’allocazione efficiente delle risorse, alla gestione dei costi che qualsiasi sistema economico ha.
Come detto ne abbiamo già parlato in passato e a quell’intervento rimandiamo per la spiegazione tecnica del perché non esiste alternativa al sistema capitalista di libero mercato, qui https://www.facebook.com/massimo.fontana.52/posts/4538408762857324
Il destino finale di questa considerazione è duplice: da un lato eventuali tentativi di costruire società non capitaliste saranno destinati al collasso economico e questo indipendentemente dalla loro ecocompatibilità, cosa questa molto dubitabile vista l’inefficienza intrinseca dei sistemi economici non capitalisti.
Dall’altro, simili tentativi di costruzione di società anticapitaliste non potranno che coalizzare le forze politiche contrarie non solo al cambiamento ecocompatibile, ma anche al cambiamento sociale neocomunista, risultando il tutto in una impasse del processo di riconversione ecologica dell’economia.
Questo sbocco sociale l’abbiamo già visto all’opera in piccolo con l’elezione di Trump e in parte con le reazioni dei gillet gialli in Francia.
Da notare anche un altro problema: trasformazioni economiche non solo in senso anticapitalista, ma anche in generici scenari decrescisti, renderebbero insostenibili i nostri sistemi di welfare, con il sistema pensionistico in primis visto che si basa sulla ripartizione e non sulla capitalizzazione (se non in piccola parte), ma pure i nostri debiti pubblici, i quali risulterebbero per definizione non rimborsabili.
Con tutto quello che ne conseguirebbe in termini di caos economico e finanziario.
Lascio perdere per carità di patria anche le elucubrazioni sulla riduzione della popolazione, se non altro per un semplice motivo logistico: a meno di non ipotizzare scenari da “rivoluzione culturale maoista” e i suoi 40 milioni di morti per fame, la riduzione della popolazione mondiale anche solo tramite incentivi, non potrà che essere un processo secolare e quindi inutile al contenimento dei cambiamenti climatici dei prossimi decenni.
2) Politico-tecnologico.
Per rendere compatibile con l’ambiente le nostre economie e azzerare le emissioni di gas serra, servono tecnologie nuove o diverse da quelle che usiamo oggi.
Abbiamo simili tecnologie?
Si, le abbiamo.
E in alcuni casi sono anche economicamente concorrenziali.
Ma c’è un problema: alcune tecnologie che potrebbero aiutarci sono fortemente invise alla popolazione occidentale.
I principali esempi sono l’energia nucleare e gli Ogm.
Per capire il problema basta esaminare i dati presenti nel seguente link https://www.ucsusa.org/…/each-countrys-share-co2…
Come possiamo vedere nell’ultima tabella e nel link allegato per la versione excel completa, ovvero quella dell’intensità di produzione di anidride carbonica per persona, i paesi a più alto reddito sono anche quelli a maggiore produzione di Co2.
E questo è lapalissiano: più sei ricco, più consumi e quindi più produci gas serra.
Con una evidente eccezione: la Francia.
Francia, che pur avendo un reddito procapite superiore a quello italiano e comparabile a quello di Germania, Canada e Usa, ha una produzione percapite di Co2 pari a circa 1/3 di quella americana.
In sostanza se gli Usa avessero un mix energetico identico a quello della Francia, avrebbero a grandi linee lo stesso reddito, ma produrrebbero invece di poco meno di 5 gigatonnellate di Co2, un valore molto più accettabile di 1,6 gigatonnellate.
Ma perché la Francia riesce ad avere un tasso di emissione di Co2 tre volte inferiore a quello americano e minore di tutti i paesi sviluppati al suo stesso livello?
Lo sappiamo: la Francia genera circa il 70% della sua elettricità con l’energia nucleare.
E questo è il problema: in occidente solo la Francia ha la maggior parte dell’elettricità prodotta con l’energia nucleare.
Tutti gli altri paesi sono estremamente contrari.
Di più: la stessa Francia nelle ultime elezioni ha avuto una forte affermazione della sinistra estrema guidata da Melenchon, il quale aveva come uno dei punti programmatici fondamentali la chiusura delle centrali nucleari.
L’effetto di questo fortissimo sentimento antinucleare presente in occidente lo vediamo nella politica dell’ultimo governo tedesco: prima ha deciso di chiudere le centrali nucleari attive nel paese, poi, a causa della crisi del gas russo e non volendo rimangiarsi la decisione negativa sul nucleare, ha deciso pur di non far stare al buio il paese, di riaprire le centrali a carbone, qui https://www.corriere.it/…/germania-torna-carbone…
Carbone che è la più grande fonte di aumento della Co2 che esista.
E tutto questo, ripetiamo, per non volere il nucleare.
3) Gli effettivi produttori della maggior parte di Co2.
Per capire questo problema dobbiamo tornare al link messo sopra sui paesi produttori di Co2 a livello mondiale.
Se nell’ultima tabella abbiamo visto che i maggiori emettitori di Co2 percapite sono i paesi ricchi, la prima tabella ci dice che i maggiori produttori di gas serra in assoluto sono l’India, gli Usa e la Cina, con quest’ultima già oggi ad un livello doppio di quello Usa.
Non solo: come visto sopra, più i paesi poveri aumenteranno il loro reddito, più aumenteranno anche i loro consumi, e a meno che non adottino un mix energetico simil-francese, aumenterà e di molto anche la loro produzione di Co2.
Questo ci porta all’ovvia considerazione che solo se Cina e India andranno verso un mix energetico ecosostenibile contemporaneamente a quanto faranno i paesi occidentali, le emissioni di Co2 diminuiranno.
Altrimenti per quanti sforzi farà l’occidente, la Co2 totale nell’atmosfera continuerà a crescere.
Qual è la probabilità allora che Cina e India ci seguano al nostro stesso ritmo nel mutamento ecologico?
Direi molto basso.
Concludiamo.
Per i tre motivi elencati sopra, ovvero la mancanza di consenso politico di lungo termine a causa di politiche economiche estremiste e sbagliate, l’avversione verso alcune tecnologie utili alla conversione ecologica e la non adesione di alcuni paesi sempre più inquinatori alla stessa velocità di adeguamento ambientale, dubito fortemente che gli sforzi dei vari paesi porteranno ad un contenimento tale dell’emissione di Co2 da evitare un ulteriore aumento delle temperature medie del pianeta.
Questo significa che oltre alla riconversione ecologica, da portare avanti indipendentemente da quanto faranno Cina e India, visto che poco è comunque meglio di nulla, sarebbe anche cosa buona e utile prepararsi ad una gestione migliore degli eventi climatici estremi che come i climatologi giustamente ricordano, andranno aumentando nel numero e nella potenza.
Pensare a come affrontare le crisi idriche, gli incendi, le trombe d’aria e i rovesci d’acqua violenti ed improvvisi e le ondate di calore, dovrebbe diventare una delle priorità di ogni forza politica, visto che molto probabilmente ci accompagneranno per i decenni a venire.
Ma quando finirà invece il problema climatico?
A grandi linee direi alla fine di due processi: il primo avverrà probabilmente nella seconda metà del secolo, quindi tra il 2070 e 2080, quando i mutamenti climatici disastrosi saranno comunque avvenuti, ma avremo finalmente a disposizione una fonte energetica pulita, abbondante e a buon mercato, ovvero la fusione nucleare, la quale permetterà di de-carbonizzare in modo artificiale l’atmosfera terrestre.
Sempre ovviamente che i cittadini accettino almeno questa futura fonte energetica, cosa che non darei per scontata vista l’ideologia autodistruttiva luddista-socialisto-decrescista attualmente dominante in buona parte dell’occidente.
Il secondo sarà la definitiva normalizzazione della temperatura del pianeta che avverrà lentamente nel secolo o nei secoli successivi a seguito della de-carbonizzazione iniziata alla fine del XXI secolo.
Finirà così?
Non lo so.
L’ideale sarebbe che avvenisse tutto prima.
Ma temo che come dice una ben nota legge empirica, se qualcosa può andare storto, probabilmente andrà proprio così.
Buona serata a tutti.
 

The State of the Global Climate 2021 | World Meteorological Organization

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