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Archivi categoria: epidemiologia

Quasi 530mila over 65 in più curati a casa ma dopo il 2026 mancheranno le risorse – Il Sole 24 ORE

Sorgente: Quasi 530mila over 65 in più curati a casa ma dopo il 2026 mancheranno le risorse – Il Sole 24 ORE

 

Radiologia, troppe richieste inappropriate, l’82% ha esito negativo e allunga le liste d’attesa. A Saronno macchinari all’avanguardia. – Il Notiziario – Radiologi e pronto soccorso genova

Le spese a cui ha rinunciato sono spese per prestazioni. quali? Se pala di radiologiche i radiologi dicono da tempo. che la meta sono inappropriate.
La Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica ha comunicato un dato significativo: l’82% circa degli esami richiesti vengono refertati come negativi. Ciò significa che le richieste non sono sempre appropriate.
https://www.ilnotiziario.net/wp/saronno/radiologia-troppe-richieste-inappropriate-l82-ha-esito-negativo-e-allunga-le-liste-dattesa-a-saronno-macchinari-allavanguardia/
Al PS del san martino di Genova, dati accesso al PS: 65% di accessi impropri .
Oppure sono farmaci? Quali? Tutte le terapie sono corrette?
E c’e differenza tra ASL e ASL? Tra regione e regione? Come mai alcune regioni fanno meglio ed altre peggio a finanziamento uguale?

Solo affrontando questi problemi avremo poi la soluzione.
Se continuano ad aumentare l’inapprpriato non ne usciamo piu’.
solo avendo dati veri da fonti ospedaliere avremo la possibilità di porre rimedio.
fare di ogni erba un fascio non è conveniente per nessuno

 

 

Sorgente: Radiologia, troppe richieste inappropriate, l’82% ha esito negativo e allunga le liste d’attesa. A Saronno macchinari all’avanguardia. – Il Notiziario

 

Sorgente: Al pronto soccorso per male al ginocchio o alla gola, al Villa Scassi il 65% di accessi impropri – Primocanale.it – Le notizie aggiornate dalla Liguria

 

Bere acqua rende più felici: lo spiega una ricerca americana | Gazzetta.it

Sorgente: Bere acqua rende più felici: lo spiega una ricerca americana | Gazzetta.it

https://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=OnePoll++water+happines#ip=1

 
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Pubblicato da su 12 aprile 2024 in educazione sanitaria, stili di vita

 

Adverse Events After XBB.1.5-Containing COVID-19 mRNA Vaccines | Vaccination | JAMA | JAMA Networkfine delle lamentele

Sorgente: Adverse Events After XBB.1.5-Containing COVID-19 mRNA Vaccines | Vaccination | JAMA | JAMA Network

 
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Pubblicato da su 4 aprile 2024 in covid19, epidemiologia, vaccini

 

Vaccini mRNA

I recenti progressi nella tecnologia mRNA – vaccini, immunoterapeutici, editing genomico – e la sua presentazione hanno permesso alle terapeutiche basate su mRNA di entrare in una nuova era della medicina.
In una nuova recensione terapeutica, Prof. Hamideh Parhiz e colleghi riassumono i recenti progressi e il loro impatto:
 
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Pubblicato da su 18 marzo 2024 in epidemiologia, vaccini

 

Vaccinazione e problemi cardiovascolari UK milioni di casi

https://heart.bmj.com/content/early/2024/01/24/heartjnl-2023-323483?fbclid=IwAR2wEtM86cipOSf3kPd3jX33n0woyN4Y_x5bxGUiF0zcJMC2su2Wae5VZCQ

 
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Pubblicato da su 18 marzo 2024 in covid19, epidemiologia, vaccini

 

long covid

 
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Pubblicato da su 18 marzo 2024 in covid19, epidemiologia

 

HPV papilloma virus

https://www.doctor33.it/articolo/59765/in-scozia-il-cancro-cervicale-crolla-dopo-il-vaccino-hpv-ma-aumenta-nelle-contee-povere-degli-stati-uniti

https://www.aifa.gov.it/-/hpv-e-tumore-cervicale-i-numeri-in-italia-e-nel-mondo-secondo-l-oms#

 
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Pubblicato da su 18 marzo 2024 in epidemiologia, vaccini

 

Advances in the management of chronic kidney disease | The BMJ

Sorgente: Advances in the management of chronic kidney disease | The BMJ

 

Asma, Bpco e mortalità nel Covid-19 – MSD | Salute

Sorgente: Asma, Bpco e mortalità nel Covid-19 – MSD | Salute

 
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Pubblicato da su 17 febbraio 2024 in covid19, epidemiologia

 

Trattori e fondi europei | Liberi oltre le illusioni

Trattori e fondi europei

con Prodi


Credo sia arrivato il momento di provare ad analizzare le proteste degli agricoltori che nelle ultime settimane si sono propagate in giro per l’Europa.
Tutto è partito dalla richiesta del settore agricolo di alcuni paesi del nord e dell’est europa di revisione degli obblighi previsti all’interno del green deal europeo e dei permessi speciali offerti ad alcuni paesi quali l’Ucraina, di poter vedere diminuiti i dazi doganali sui loro prodotti.
Qui ad esempio, possiamo leggere della protesta degli agricoltori tedeschi contro il piano del governo sulla cancellazione delle sovvenzioni per il diesel, https://it.euronews.com/…/germania-agricoltori-in…
Da queste proteste iniziali, molto ben circostanziate negli obiettivi, si è poi passato ad un più ampio movimento che ha abbracciato molti altri paesi europei, i quali hanno esteso la lista delle richieste andando ben oltre le rivendicazioni iniziali.
Come possiamo leggere ad esempio qui https://www.ilsole24ore.com/…/la-protesta-trattori… alla protesta iniziale contro alcune misure ambientaliste si è aggiunta in Francia la lotta contro la burocrazia nazionale e la richiesta di vedere aumentare i propri ricavi aziendali, il tutto condito dalla immancabile richiesta di maggiore protezione contro la concorrenza estera.
E’ chiaro che la protesta inziale si è quindi evoluta, ha cambiato in parte forma e contenuto ed ha preso di mira nell’ultima versione la Pac, ovvero la politica agricola comune che regola il settore agricolo all’interno dell’ Unione europea, qui https://agriculture.ec.europa.eu/…/cap…/cap-glance_it
Ora, come abbiamo detto sopra, almeno all’inizio una parte delle rivendicazioni erano se non condivisibile perlomeno comprensibili, oltre che prevedibili (in queste stesse pagine già da alcuni anni avevo ricordato che le ambizioni ambientaliste erano viziate da pregiudizi ideologici che avrebbero scatenato la reazione della cittadinanza).
Ma come visto, adesso si è andati ben oltre e le richieste avanzate, soprattutto contro la Pac, sono oltre che sbagliate, francamente surreali, https://tg24.sky.it/…/02/06/protesta-agricoltori-pac-ue…
Come infatti dovremmo sapere la Pac non solo è la voce ampiamente più grande del bilancio comunitario, ma questa sua grandezza è dovuta esattamente al fatto che serve a sussidiare e proteggere con dazi doganali gli agricoltori cosiddetti “marginali”.
I testi che regolano la Pac lo dicono chiaramente: il suo obiettivo è tra le altre cose ”….mantenere in vita l’economia rurale promuovendo l’occupazione nel settore agricolo, nelle industrie agroalimentari e nei settori associati.”.
E il problema se vogliamo nasce proprio dal fatto che la Pac funziona perfettamente esattamente su questo obiettivo.
Infatti è riuscita a far sopravvivere per molti anni al di fuori delle condizioni di mercato migliaia di piccoli agricoltori che altrimenti sarebbero stati spazzati via dalla concorrenza.
Ma questo ha avuto due conseguenze:
1) la produttività del settore agricolo, come abbiamo visto in passato, arranca soprattutto se paragonata a quella di altri settori, qui ad esempio per l’Italia https://www.piave.veneto.it/resource/resolver?resourceId=a743fc2e-b239-4ead-a69b-3691d25911a7/10.pdf
2) ma soprattutto, tenendo in vita una miriade di imprese marginali, di fatto impedisce che i soggetti coinvolti banalmente si cerchiano un lavoro meglio retribuito.
Magari in imprese sempre agricole, ma di dimensioni più elevate.
Perché il punto centrale di tutto il discorso risiede banalmente qui: la dimensione aziendale.
Come infatti possiamo vedere nel pezzo linkato nel punto precedente, esiste una correlazione chiarissima tra valore aggiunto per addetto e dimensione aziendale, con le aziende più grandi in grado di generare 5,6 volte il reddito per addetto rispetto alle imprese agricole di minore dimensione.
Va da se che più una impresa è in grado di generare valore aggiunto, più riuscirà a retribuire meglio i proprio lavoratori.
La Pac quindi è effettivamente sbagliata, ma per la motivazione esattamente contraria a quanto sostengono gli agricoltori che attualmente la criticano: invece di proteggere poco, in realtà protegge troppo, impedendo la crescita dimensionale delle imprese agricole, uniche (le grandi aziende) che possono assicurare redditi più elevati, oltre che una maggiore produzione per addetto e costi minori per prodotto, cosa questa che dovrebbe interessare i consumatori , ma che non riesce come argomento ad entrare nel dibattito pubblico.
Ma arrivati a questo punto l’analisi da economica diventa politica.
Eh già, perché che il problema della Pac sia il contrario di quanto propagandato dagli agricoltori che protestano, le principali organizzazione agricole lo sanno benissimo, ed infatti la protesta nei paesi che si sono aggiunti per ultimi, non è partita propriamente da loro.
Di più: come possiamo leggere qui con l’esempio francese, i due principali sindacati agricoli del paese si sono accordati quasi subito con il governo di Macron, accettando di terminare le proteste in cambio del supporto governativo alle rivendicazioni iniziali contro il green deal, in disaccordo però con una parte del movimento di protesta che nel mentre ha continuato con i blocchi stradali, qui https://it.euronews.com/…/francia-i-sindacati-degli….
In sostanza c’è una parte del mondo rurale europeo che si trova a disagio anche con la struttura iperprotettiva offerta dalla Pac e che sogna un ritorno ad un mondo basato su singole nazioni chiuse in una stasi autarchica.
E questa dinamica la stiamo vedendo in modo chiarissimo nei risultati elettorali di quasi tutti i paesi europei dalla crisi del 2008-2009 in poi.
Anche qui, come stiamo evidenziando da anni, se analizziamo i dati elettorali europei (ma anche degli Usa) per città, campagne e per regione troviamo conforto all’ipotesi che dalle elezioni post Lehman, ha avuto costantemente e via via sempre di più rilevanza la prima e la terza delle fratture storiche trovate da Stein Rokkan nella sua analisi sulla strutturazione del voto per opposizioni tematiche, facenti capo all’opposizione centro-periferia e città-campagna, qui https://en.wikipedia.org/wiki/Cleavage_(politics)
La conseguenza di tale aumento della rilevanza di queste due particolari fratture è una maggiore richiesta di protezione o aiuto da parte dei soggetti componenti tali opposizioni, quindi le periferie e le campagne, che tradizionalmente si esplica nell’aumento del favore verso politiche di chiusura.
Chiusura verso tutto.
Quindi verso chi ha guidato il paese fino a quel momento, verso l’immigrazione e verso il commercio e i rapporti con l’esterno.
Non è un caso che le fratture rokkaniane prese in esame, si esplichino sempre ed invariabilmente in tutti i paesi con la richiesta dal punto di vista economico di maggiore protezionismo.
L’ultima volta che tale movimento politico si è espresso in tale scala dimensionale, ovvero durante la crisi del ’29, ha portato il mondo verso una chiusura economica autarchica tale da bloccare lo sviluppo dei commerci mondiali fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Ora, fortunatamente la situazione attuale è diversa e l’esperienza drammatica degli anni ’30 del ‘900 non dovrebbe ripetersi per ragioni che non esamineremo in queste righe, ma detto questo una certa preoccupazione non tanto per il destino dell’occidente, ma per quello dell’europa effettivamente esiste.
E non per la Germania, la Spagna o l’Italia, dove la parte più estrema del movimento di protesta ha margini di manovra politica più o meno pari a zero, essendo in questo momento al governo nel belpaese una maggioranza politica, la destra sociale, che è già l’espressione di fatto unica di quelle due fratture che abbiamo visto all’opera.
No, il vero problema arriva dalla Francia.
Francia che non solo è ostaggio delle idee più estreme del movimento di protesta, a tal punto che il nuovo premier francese appena nominato, ha trovato l’accordo con i sindacati agricoli francesi richiamato sopra, tra le altre cose sulla richiesta di non accettare mai un accordo di libero scambio con il Mercosur, ovvero il blocco commerciale dei paesi sudamericani, arrivando a dichiarare letteralmente: “Non c’è alcuna possibilità che la Francia accetti questo trattato”, chiudendo così per l’ennesima volta il paese alla concorrenza.
Ma quel che è peggio, mostra la volontà della politica francese nella sua interezza di destrutturare la politica agricola europea per tornare ad un protezionismo tutto francese che potrebbe minare alla base l’Unione Europea sic et simpliciter.
E fin dove potrebbe arrivare questa follia autarchica, lo abbiamo visto ad esempio nelle dichiarazione e nel successivo scontro avvenuto pochi giorni fa tra la leader socialista francese Segolene Royal e il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez, nel momento in cui la politica francese esprimendo la sua solidarietà verso gli agricoltori in protesta ha dichiarato: “ i pomodori sedicenti bio spagnoli sono immangiabili, date retta a me: i prodotti bio spagnoli sono falsi bio che non rispettano le norme francesi”, qui https://www.corriere.it/…/battaglia-pomodori-ex…
Una stupidaggine di dimensioni colossali che giustamente ha comportato la risposta pronta del leader spagnolo, ma che indica chiaramente l’incapacità della politica francese di opporsi alle istanze più estremiste del loro movimento di protesta agricolo.
E ce n’è anche per noi italiani, nel momento in cui leggiamo di alcune personalità dello spettacolo francese che si sono scagliate contro i prodotti agricoli italiani parlando di invidia da parte nostra e di sfruttamento dei nostri lavoratori.
Concludendo, arrivati a questi punto è chiaro che il problema più grande ovviamente non è la protesta o presunta rivolta degli agricoltori europei e nemmeno quanto farà Macron e il suo governo a riguardo, ma quanto potrebbe eventualmente dire e fare il principale destinatario dei voti autarchici, ovvero Marine Le Pen, nel momento in cui dovesse vincere le elezioni.
Se sceglierà infatti una linea “meloniana”, non dovrebbero esserci troppi problemi.
Se però tornerà al suo progetto originario prettamente antieuropeista, i destini dell’Unione Europea saranno molto foschi, dal momento che è impossibile immaginare una Unione senza la Francia.
Chiaramente la rottura dell’Unione Europea per ragioni agricole sarebbe un disastro in primis per la Francia, perché lascerebbe libera la Germania di creare in modo indipendente una sua area economica e perché l’autarchia ha sempre dimostrato di essere distruttiva dell’economia di un paese, ma sappiamo benissimo che la destra sociale ed autarchica, anche e soprattutto francese, non ha mai brillato per saggezza e lungimiranza.

 
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Pubblicato da su 11 febbraio 2024 in editoriali, epidemiologia, news, sociale

 

MA TANTE MORTI IMPROVVISE?

Marzio Sisti – Infettivologo

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MA TANTE MORTI IMPROVVISE?

La Morte Cardiaca Improvvisa (MCI) o Sudden Cardiac Death (SCD) è internazionalmente riconosciuta e definita come il decesso che avviene per cause cardiache, entro 1 ora dall’insorgenza dei sintomi in un soggetto apparentemente sano o in cui la cui

malattia non era così grave da far prevedere un exitus così repentino. Un’accezione più allargata e maggiormente aderente alla pratica clinica e forense include ragionevolmente anche

le morti occorse senza testimoni in soggetti di cui era noto lo stato di buona salute nelle 24 ore precedenti il decesso.

Le sue caratteristiche principali sono legate alla genesi non traumatica ed alla rapida precipitazione degli eventi, che sono da ascriversi ad aritmie cardiache maggiori che producono,

in ultima analisi, l’arresto cardiaco e cardiocircolatorio.

La morte cardiaca improvvisa è la causa prevalente di morte improvvisa nei bambini, negli adolescenti e nei giovani adulti (fino ai 35-40 anni) nei quali spesso che si verifica spesso

in soggetti apparentemente sani, come prima manifestazione di una patologia sottostante non nota. In circa la metà dei giovani tra 1 e 35 anni che muoiono improvvisamente, infatti, non

sono identificabili all’anamnesi precedenti segni premonitori o di allarme, e la morte rappresenta quindi l’evento “sentinella”.

I dati epidemiologici sulla morte improvvisa sono noti da anni.

In Italia l’incidenza riportata è di 0,53-0,67/1000 individui/anno nella fascia di età da 35 a 64 anni.

L’incidenza aumenta con l’età consensualmente al crescere della malattia aterosclerotica coronarica: negli adolescenti e giovani adulti (età < 35 anni), l’incidenza approssimativa è di

0.01/1000/per anno; nei soggetti di 35-40 anni aumenta a circa 1/1000/anno, fino a raggiungere un’incidenza di 2/1000/anno fino all’età dei 60 anni e di 200/1000/anno nella popolazione più

anziana.

Nel nostro Paese dai dati ottenuti dallo studio MONICA, condotto in Brianza tra il 1985 e il 1998, l’incidenza di MCI in Italia è di 0,95/1000 abitanti/anno, pari a 40-50.000 eventi ogni

anno.

Evidenze più recenti sono offerte da uno studio basato su dati ISTAT del 2001, secondo cui l’MCI rappresenterebbe il 10% della mortalità totale, mentre elaborazioni CUSAS su dati

ISTAT 2006 e Ministero della Salute portano questa percentuale al 10,84%.

L’incidenza di MCI è più alta nell’uomo (76 per 100.000) che nella donna (45 per 100.000) ed aumenta con l’età. Le donne sono relativamente protette dalla MCI fino all’età della menopausa quando l’incidenza aumenta e si avvicina progressivamente a quella degli uomini.

Il rischio annuo di MCI nella popolazione generale di 35 anni e oltre, è dello 0,1-0,2%, con un’ampia variabilità di sottogruppi di rischio in base al numero e al peso dei fattori di rischio individuali. Il rischio età-correlato per MCI aumenta intorno ai 35 anni. In pazienti con più di 60 anni e con malattie strutturali cardiache avanzate e segni di altro rischio per arresto cardiaco, il tasso di eventi supera il 25% anno.

Tutti questi numeri per dire che, OGNI GIORNO, in Italia circa 150-200 persone muoiono per morte improvvisa in varie fasce di età, giovani compresi.

Quindi se leggete sui social e sui media di 3-4 5 -6 persone morte improvvisamente al giorno, comprendete come siano eventi che accadono da decenni e fanno parte della epidemiologia sanitaria.

E’ giusto agire per diminuire questa quota di morti improvvise, nei giovani, con screening soprattutto nell’ambito sportivo, ma non esiste, attualmente, alcun dato epidemiologico che faccia pensare ad un aumento delle morte improvvise negli anni in corso.

Qui un breve elenco di articoli di giornale dedicati alle morte improvvise. Guardate bene le date di pubblicazione.

https://www.fattodiritto.it/lallarmante-fenomeno…/&#8230;

https://www.ilmessaggero.it/…/infarti_morti_improvvise&#8230;

https://st.ilsole24ore.com/…/salute-50mila-morti&#8230;

#VaccinesSavesLives#mortiimprovvise#suddendeath

 
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Pubblicato da su 11 febbraio 2024 in covid19, epidemiologia

 

Along party Lines: Examining the gubernatorial party difference in COVID-19 mortality rates in U.S. Counties – PMC – Republican and democratics

Sorgente: Along party Lines: Examining the gubernatorial party difference in COVID-19 mortality rates in U.S. Counties – PMC

 
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Pubblicato da su 25 gennaio 2024 in covid19, epidemiologia, vaccini

 

COSA SAREBBE POTUTO SUCCEDERE … MA PER FORTUNA NON E’ SUCCESSO …

Prof. Alessandro Vitale sta condividendo un aggiornamento sul COVID-19.

 
COSA SAREBBE POTUTO SUCCEDERE … MA PER FORTUNA NON E’ SUCCESSO …
Portate pazienza, concludiamo l’analisi di questi giorni sul campione di 6 paesi europei, 3 a bassa copertura vaccinale e 3 ad alta copertura.
Ci mancava la fascia over 60.
In figura, vedete l’eccesso di mortalità standardizzato per la fascia 60-85 anni nei 6 paesi considerati (per la fascia 85+ non sono disponibili i dati per la standardizzazione).
Potete notare che specie nel 2021 l’eccesso di mortalità è stato sino a 10 volte superiore nei paesi dell’est rispetto all’Italia ad esempio.
Sembra di rivedere le colonnine dei bollettini ISS che confrontavano la mortalità di vaccinati e non vaccinati!!!
E’ vero, ci sono differenze sostanziali tra questi paesi, specie negli over 60. L’aspettativa di vita degli anziani nei paesi dell’EST è sicuramente inferiore a quella nostra, non penso per una maggior fragilità, ma soprattutto per un problema di peggiore assistenza sanitaria. Detto questo, le differenze che vedete nella figura sono talmente eclatanti da non lasciare adito a dubbi su quale sia stata la causa fondamentale di queste enormi differenze*.
Poi è anche evidente il perché nel 2023 stiamo osservando nei paesi dell’est un difetto di mortalità. Perché in questi paesi si che l’effetto Harvesting si fa sentire pesantemente.
Autore dell’analisi e del grafico Gianluca Piacenza
*Ecco l’aspettativa di vita pre-pandemica di questi paesi. Come potrete notare, non ci sono differenze così eclatanti
Italia 82.7 anni; Germania 82.4 anni; Svezia 83.1 anni; Bulgaria 73.6 anni; Serbia 75.9 anni; Lettonia 76 anni.
 
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Pubblicato da su 25 gennaio 2024 in covid19, epidemiologia, vaccini

 

Long-term outcomes following hospital admission for COVID-19 versus seasonal influenza: a cohort study – The Lancet Infectious Diseases

CROLLO DELL’ENNESIMO MITO NO-VAX …
Mito: “Il Covid è come l’influenza, anzi come un raffreddore”…
Risposta: Assolutamente no. Entrambe queste malattie virali non vanno sottovalutate perché possono determinare un ricovero ospedaliero specie nei più fragili.
Questo bellissimo studio*[1] appena uscito su Lancet Infectious Disease ci dice però che il ricovero ospedaliero per COVID-19 è associato a rischi più elevati di morte a lungo termine e ad esiti avversi per la salute in quasi tutti gli organi rispetto all’influenza stagionale.
In parole semplici, non solo il SARS-CoV-2 è più contagioso e più virulento dell’influenza (il che significa che ha più gravi conseguenze ACUTE), ma un’altra differenza fondamentale è che può determinare conseguenze molto più gravi nel medio – lungo termine.
* Bellissimo per numerosità (oltre 80.000 ricoveri Covid vs. oltre 10.000 ricoveri per influenza) ed analisi statistica (uso del propensity score per rendere confrontabili le due popolazioni).

Sorgente: Long-term outcomes following hospital admission for COVID-19 versus seasonal influenza: a cohort study – The Lancet Infectious Diseases

 
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Pubblicato da su 25 gennaio 2024 in covid19, epidemiologia