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Effect of Ivermectin vs Placebo on Time to Sustained Recovery in Outpatients With Mild to Moderate COVID-19: A Randomized Clinical Trial | Clinical Pharmacy and Pharmacology | JAMA | JAMA Network

This randomized clinical trial compares the efficacy of ivermectin vs placebo in shortening symptom duration among adult outpatients in the US with symptomatic mild to moderate COVID-19.

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Pubblicato da su 28 dicembre 2022 in covid19, epidemiologia, farmaci

 

Liverpool COVID-19 Interactions

Sorgente: Liverpool COVID-19 Interactions

 
 

Efficacia degli anti-infiammatori non steroidei su ospedalizzazioni e decessi COVID:

Roberto De Vogli

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Efficacia degli anti-infiammatori non steroidei su ospedalizzazioni e decessi COVID: mass media Italiani vs. systematic review e meta-analisi (controllate le differenze)

Un lettore a caso interessato all’efficacia degli anti-infiammatori non steroidei su ricoveri e decessi COVID, specie dopo l’ullaballoo di questi giorni, decidere di leggere LaVerità, il Corriere della Sera (dei quali abbiamo già parlato) e similmente Huffington Post e trova questo:

“Secondo quanto riportato dalla rivista (l’autore intende Lancet Infectious Diseases: ma quando mai?), per forme lievi e moderate di Covid i risultati sono di grande interesse rispetto all’efficacia dei FANS (gli antifiammatori non steroidei): accessi al pronto soccorso e ospedalizzazioni scendono dell’80% (dato accorpato), le sole ospedalizzazioni dell’85-90%, il tempo di risoluzione dei sintomi si accorcia dell’80% e la necessità di supplementazione di ossigeno del 100%.” (1)

Il lettore superficiale si ferma qui. E qualcuno magari inizia a urlare “ci avete tutti ingannati”, “dovete andare tutti in galera” e altri deliri del genere.

Il lettore attento invece legge anche l’articolo sulla rivista Lancet Infectious Diseases dalla quale l’autore dell’editoriale dell’Huffington Post ha preso spunto per scrivere tutto quello e “surprise surprise” non trova alcun riferimento all’ “effetto 90%” degli anti-infiammatori non steroidei su ospedalizzazioni e mortalità COVID.

In compenso, decide poi di approfondire la letteratura scientifica e trova una revisione sistematica e meta-analisi pubblicata qualche mese fa e legge questo:

“L’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) (in particolare ibuprofene, inibitore della COX-2 e aspirina a basso dosaggio) non è risultato associato a mortalità, tasso di ricovero in terapia intensiva, tasso di ventilazione meccanica o somministrazione di supporto respiratorio più elevati . Nonostante le preoccupazioni che i FANS possano aumentare la capacità di SARS-CoV-2 di invadere le cellule umane, non ci sono prove a sostegno del fatto che i FANS peggiorerebbero la prognosi di COVID-19.”

Infine, legge anche le linee guida del Centers for Disease Contro sui trattamenti COVID:

https://www.cdc.gov/…/treatments-for-severe-illness.html

Il lettore attento ha capito almeno due cose:

a) che non esiste alcuna prova scientifica solida a favore dell’ipotesi che i FANS riducano le ospedalizzazioni del 90%

e

b) che il livello di informazione in temi di salute pubblica in Italia non riesce a superare la soglia della pietà.

PS: A rifletterci bene, le peggiori responsabilità di questa ondata di insulti, attacchi e fake news non le hanno i giornalisti. Trovo molto improbabile che Il 90% farlocco sia un numero inventato da chi ha scritto gli editoriali.

Links:

1.

https://www.huffingtonpost.it/…/gli_antinfiammatori…/

2.

https://www.thelancet.com/…/PIIS2589-5370(22…/fulltext

Zhou Q et al. Use of non-steroidal anti-inflammatory drugs and adverse outcomes during the COVID-19 pandemic: A systematic review and meta-analysis. April, 2022.

 
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Pubblicato da su 30 agosto 2022 in covid19, epidemiologia, farmaci

 

MORTI PER e CON COVID …

Prof. Alessandro Vitale sta condividendo un aggiornamento sul COVID-19.

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LEZIONE N.3 …

La terza lezione che ho imparato durante questo anno di divulgazione sulla pandemia riguarda la ormai annosa disputa su MORTI PER e CON COVID …

Si tratta di uno di quei pochi temi che, ancor oggi, rischiano di farmi perdere la pazienza e la calma che cerco costantemente di coltivare anche contro i più ottusi interlocutori … Perdo la pazienza perché penso sempre alle vittime della pandemia ed al dolore indescrivibile che hanno sofferto i loro familiari …

Ora anche questo argomento è tornato recentemente di moda perché alcuni “esperti” [1, 2] ritengono che ancor oggi, dopo due anni e mezzo di pandemia, ci sia o un problema classificativo delle cause di morte, o ritengono altresì che i morti odierni siano ancora troppo elevati forse perché le cure non sono adeguate …

 
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Pubblicato da su 29 agosto 2022 in covid19, epidemiologia, farmaci, vaccini

 

L’UNICO FARMACO CHE RAGGIUNGE IL 90% DI EFFICACIA …

Mi piace concludere così la “diatriba del Weekend”, quella della ipotetica “straordinaria efficacia al 90%” dei FANS nel ridurre il rischio di ricovero… di Remuzzi

Abbiamo dimostrato con molteplici interventi che si trattava di una enorme bufala.

L’ha scritto il sottoscritto [1], ha continuato Paolo TuttoTroppo [2,3], ha posto una pietra sopra definitiva Roberta Villa [4], e per concludere consiglio uno splendido post di Rossana Garavaglia [5].

Quali sono, quindi, gli unici “farmaci” che possono raggiungere questo fatidico 90%?

Solo i vaccini continuano ad avere questa straordinaria potenzialità [6].

Anche se ormai un pò vecchi, anche se hanno perso buona parte dell’efficacia nel proteggere dal contagio specie con la variante Omicron, questi straordinari farmaci sono in grado ancor oggi di superare l’80% di efficacia nel prevenire la malattia severa negli over 60 anni, lambendo il 90% negli 80+ (figura 1).

La loro efficacia non si limita però solo a questo, poiché recenti evidenze dimostrano che il vaccinato che si infetta ha anche un rischio molto minore di sviluppare sequele importanti non legate alla infezione delle vie respiratorie, come miocardite, scompenso cardiaco e Long Covid [7, 8, 9].

Bene, dopo questo piccola “review” anti bufala, torniamo ad occuparci di cose serie …

[1] https://www.facebook.com/drvitalepadova/posts/5844410382256245

[2] https://www.facebook.com/tuttotroppo/posts/619196212899805

[3] https://www.facebook.com/tuttotroppo/posts/619710859515007

[4] https://www.facebook.com/roberta.villa.94/posts/10223079862245115

[5] https://www.facebook.com/rossana.garavaglia.3/posts/5901370256565116

[6] https://www.epicentro.iss.it/…/Bollettino-sorveglianza…

[7] https://www.ahajournals.org/…/CIRCULATIONAHA.122.059970…

[8] https://www.nature.com/articles/s41467-022-31834-y

[9] https://www.thelancet.com/…/PIIS2589-5370%2822…/fulltext

IL NON STUDIO SULL’EFFICACIA DEI FANS PER IL COVID

Nel mio post ironico e provocatorio di ieri sono stato prevedibilmente aggredito da un sacco di gente che mi accusava di parlare di uno studio senza averlo letto.

Posto che il mio commento riguardava l’atteggiamento dei no vax e non il risultato dello studio, date le polemiche lo studio l’ho letto, e ho capito che a non averlo letto sono proprio quelli che ne decantano i risultati.

Brevemente.

1. NON È UNO STUDIO

Il paper in questione non è uno studio randomizzato e controllato in doppio cieco che ha cercato di verificare l’efficacia dei FANS. Esso è solo una revisione della letteratura precedente, ossia una review che raccoglie una serie altri studi sull’efficacia di varie terapie.

Come tale, non ha scoperto nulla di nuovo, non ha svolto alcun esperimento, ha solo razionalizzato dati di altri studi che conoscevamo già.

2. EFFICACIA DEL 90%?

I detrattori decantano un’efficacia del 90% nel ridurre il rischio di sviluppare la forma grave della malattia.

Mi piacerebbe capire DOVE avrebbero letto questa affermazione nel paper.

Quello che invece c’è scritto (foto 1) è che l’uso dei FANS riduce del 90% I GIORNI DI DEGENZA IN OSPEDALE, non lo sviluppo della malattia in forma grave. Semplicemente, chi prende i FANS esce di ospedale prima di chi non li prende.

Peraltro, questa deduzione si basa su uno studio dell’anno scorso di cui avevo già parlato, svolto su un campione di appena 180 persone, non peer reviewd e condotto in “intention to threat” (1), quindi lascia molto il tempo che trova.

3. IL PARACETAMOLO PEGGIORA LE CONDIZIONI DEI PAZIENTI

L’ultimo mantra decantato su questo studio è il fatto che avrebbe dimostrato che il Paracetamolo peggiori le condizioni dei pazienti. Di nuovo, questo non è uno studio quindi non dimostra un bel niente, in realtà il paper si limita a dire (foto 2) che, in base ad altri 2 studi citati, il paracetamolo riduce le scorte di glutatione nel sangue e quindi “POTREBBE” aggravare il quadro clinico.

Si tratta di una tesi già conosciuta da tempo, nulla di nuovo dunque, già contestata in tutte le salse da altri studi.

Si legge ad esempio a questo link

(2) che tale tesi non regge, in quanto “A dosi terapeutiche, solamente una piccola parte (circa 5%) di paracetamolo subisce un metabolismo ossidativo, entrando quindi nella via metabolica che coinvolge il glutatione intracellulare. Pertanto non vi è alcuna evidenza scientifica che il paracetamolo, a dosaggi terapeutici, riduca in maniera significativa le “scorte” di glutatione né possa peggiorare il decorso clinico dell’infezione da COVID-19”. A supporto di questa contro tesi, peraltro, vengono citati 3 studi (3-4-5) quindi sarebbe da capire come mai dovete prendere per vero una tesi basata su alcuni studi e non quella contraria basata su altri.

Questo è ciò che dice questo NON studio.

Ancora una volta, avete solo dimostrato che gli studi manco li leggete e accusate gli altri di non farlo, e vi limitate a ripetere a pappagallo quello che trovate su internet.

Il vostro è solo bias di conferma, prendete per vero quello che vi piace senza neanche verificarlo.

E finite sempre per fare figure barbine.

—————-

Fonti:

(1) https://www.paolotuttotroppo.it/le-terapie-domiciliari…/

(2)

https://www.burlo.trieste.it/…/2021-14-dicembre…)

(3)

Pandolfi S, Simonetti V, Ricevuti G, Chirumbolo S. Paracetamol in the home treatment of early COVID-19 symptoms: a possible foe rather than a friend for elderly patients? J Med Virol. 2021;93(10):5704-5706.

(4)

Sestili P, Fimognari C. Paracetamol-Induced Glutathione Consumption: Is There a Link With Severe COVID-19 Illness? Front Pharmacol. 2020;11:579944.

(5)

WHO Home care for patients with suspected or confirmed COVID-19 and management of their contacts. Interim guidance, 13 August 2020),

 
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Pubblicato da su 29 agosto 2022 in covid19, epidemiologia, farmaci, vaccini

 

Time to Stop Using Ineffective Covid-19 Drugs | NEJM

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Come abbiamo smascherato le terapie domiciliari – Biologi per la Scienza

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Pubblicato da su 5 luglio 2022 in covid19, epidemiologia, farmaci

 

Effect of Early Treatment with Ivermectin among Patients with Covid-19 | NEJM

Original Article from The New England Journal of Medicine — Effect of Early Treatment with Ivermectin among Patients with Covid-19

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Pubblicato da su 3 aprile 2022 in covid19, epidemiologia, farmaci

 

Ivermectin doesn’t prevent severe disease from Covid-19, new study finds – CNN

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Pubblicato da su 23 febbraio 2022 in covid19, epidemiologia, farmaci

 

Antivirali_ Rational design of a new class of protease inhibitors for the potential treatment of coronavirus diseases | bioRxiv

Sorgente: Rational design of a new class of protease inhibitors for the potential treatment of coronavirus diseases | bioRxiv

costantino

AGGIORNAMENTO SU ANTIVIRALI
Mentre la pandemia è in declino (come correttamente previsto dal sito Pillole d’Ottimismo il 4 Settembre 2020 dall’eccellente Ugo Bardi) e non rappresenta piu’ un emergenza sanitaria e sociale, normalizzata dalla prevedibile omoplasia, vediamo l’aggiornamento sui farmaci antivirali.
– Cominciamo da molnupiravir. Di questo antivirale sono stati somministrati in Italua oltre 5000 trattamenti in 42 giorni. Nel frattempo FDA ha pubblicato un amendment alla EUA, di fatto ribadendo che molnupiravir deve esser usato solo in assenza di qualunque altro trattamento disponibile. In punta di norma, la raccomandazione avviene dopo l’autorizzazione all’uso di remdesivir in pazienti non ospedalizzati. Siccome, dice FDA, remdesivir è farmaco approvato, non c’e’ ragione di usarne un altro non approvato. Tuttavia (qui siamo al comma-22… ) siccome usare remdesivir (infusioni endovenose) in pazienti non ospedalizzati non è feasibile, allora si puo’ considerare usare molnupiravir.
– Il secondo motivo di amendement è la segnalazione aggiuntiva di un certo numero di eventi avversi ed effetti collaterali.
Due veloci commenti. Il primo è che, ovviamente, molnupiravir non avrebbe mai dovuto esser autorizzato, neppure in emergenza. Il comitato scientifico di FDA ha approvato con maggioranza del 50%+1 , di fronte ad obiezioni ed warning molto forti. Ricordiamo – anche alla mia amica Kapa che ha temporaneamente cessato di spiegare al mondo come usare i farmaci, essendo ora impegnata a risolvere, da Twitter, la crisi ucraina- che EMA NON ha mai autorizzato molnupiravir.
Ripeto, EMA non ha autorizzato molnupiravir.
In Italia viene usato su autorizzazione AIFA ex art.5 del regolamento726/2004 , mentre, ad esempio, in Francia non è autorizzato.
Ecco, questo è il farmaco che luminari quali la Kapa vorrebbero in distribuzione territoriale (sempre ricordando, naturalmente, che la pandemia e’ in declino, e si tratta solo di banali raffreddori).
-Paxlovid. In tre giorni dall’apertura del registro ne sono stati richiesti 41 trattamenti in Italia. C’e’ poco da dire, da quello che si legge dovrebbe esser il trattamento di elezione.E’ apparso su NEJM il lavoro sullo studio di fase2/3 che ha portato all’autorizzazione di emergenza, che conferma le anticipazioni. Faccio solo notare che Paxlovid riduce di oltre un’unità logaritmica la carica virale nasofaringea al giorno due rispetto a placebo. Solo per mettere in contesto, bamlanivimab (quello che avrebbe potuto salvare decine di migliaia di vita) riduceva di nemmeno 0.4 unità rispetto a placebo, fallendo clamorosamente (ma ottenendo egualmente autorizzazione) l’endpoint di fase due che era di 0.9 unità logaritmiche. Di remdesivir meglio non parlare, perche’ neppure e’ stato pubblicato il dato di riduzione di carica virale ma in compenso si sono scritte articolesse per spiegare perche’ un antivirale non puo’ diminuire la carica virale… vabbè, tutto materiale buono per le mie lezioni…
Senonche’, due cose che non sapevo e che ho letto da qualche parte (purtroppo non riesco a ricordarmi il twitter originario, cui avrei dato credito). La prima, è l’insensibilità di Paxlovid ad una mutazione, S144A. Questa osservazione è presente nell’autorizzazione emergenziale di FDA. Immagino che, visto che stiamo parlando di un antivirale, la somministrazione venga fatta dopo aver accertato la prevalenza della suddetta mutazione, senno’ anche i bambini di terza media in DAD hanno capito che succede quella cosa chiamata selezione di varianti resistenti.
La seconda, shame on me, davvero avrei dovuto saperla ma me la sono persa. Paxlovid è un me-too (un analogo quasi identico, nel linguaggio della drug discovery) di un farmaco approvato (di Merck) contro HCV, il boceprivir. Incredibilmente, nel 2020 un gruppo di Standford ha pubblicato in preprint su biorxiv.org (a quanto pare mai pubblicato in forma finale) un analogo di boceprivir che contiene tutto (tranne un nitrile) cio’ che poi sarà presente nel PF-07321332 (contenuto in Paxlovid). (https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2020.09.15.275891v2)
Insomma, forse la storia dei 300 medicinal chemists che hanno lavorato h24 per trovare un nuovo scaffold contiene un po’ di sana e romantica narrazione…
-Anticorpi monoclonali.
La FDA ha autorizzato in emergenza, dopo uno studio di fase 2a con 300 volontari il bebtelovimab – che adoro solo per il nome, provato a pronunciarlo in inglese.. La Lilly (proprietaria del farmaco) dichiara che è attivo anche contro omicron (sebbene oramai pare ci sia consenso nel voler differenziare la BA.2 da omicron). La cosa curiosa, che se fossi un cinico andreottiano direi che a pensar male si fa peccato, e’ che nella scarna documentazione rilasciata da FDA, il bebtelovimab è provato – nella riduzione della carica virale- non solo contro placebo, ma anche contro l bebtelovimab INSIEME alla combinazione, oramai revocata, di bamlanivimab e etesevimab. Il razionale di questa scelta è abbastanza oscuro, se non interpretato assieme alla contemporanea richiesta di Lilly di estendere il periodo di validità di bam e ete. Come dicevo, se fossi andreottiano, ma non lo sono
 
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Pubblicato da su 23 febbraio 2022 in covid19, epidemiologia, farmaci

 

Why scientists are racing to develop more COVID antivirals

Sorgente: Why scientists are racing to develop more COVID antivirals

 
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Pubblicato da su 23 gennaio 2022 in covid19, epidemiologia, farmaci

 

COVID-19 Therapeutics for Nonhospitalized Patients | Infectious Diseases | JAMA | JAMA Network

Sorgente: Gestione domiciliare del COVID-19: le raccomandazioni italiane | Univadis

 

Sorgente: COVID-19 Therapeutics for Nonhospitalized Patients | Infectious Diseases | JAMA | JAMA Network

Sorgente: Therapeutics and COVID-19: living guideline

Sorgente: IT_Raccomandazioni_AIFA_gestione_domiciliare_COVID-19_Vers4_14.12.2021.pdf

 

 

Non-steroidal anti-inflammatory agent use may not be associated with mortality of coronavirus disease 19 | Paracetamolo

Sorgente: Non-steroidal anti-inflammatory agent use may not be associated with mortality of coronavirus disease 19 | Scientific Reports

paracetamolo 1

La febbre è un meccanismo di difesa del nostro organismo che compare in caso di:
– Endocarditi, miocarditi, pericarditi
– ascesso polmonare, bronchiectasie, BCPO, broncopolmoniti e polmoniti, empiema, laringo-faringo-tonsilliti, pleuriti, pneumopatie interstiziali, sarcoidosi, TBC, fibrosi cistica
– cirrosi, coliti, diverticolite, epatite virale acuta, epatite cronica, infezioni intestinali, litiasi biliare, morbo di Crohn, peritoniti, colite ulcerosa, diabete insipido
– e ancora… tiroiditi, agranulocitosi, porfirie, splenopatie, meningite, artrite reumatoide, artriti infettivi, malattie reumatiche, osteomieliti, infezioni urinarie, pielonefrite acuta, malattie infettive, leucemie, linfomi maligni, mieloma, sindromi mieloproliferative
Come vedete l’elenco delle patologie che possono provocare un rialzo della temperatura corporea è lungo e sicuramente ho tralasciato qualche patologia. Alcune di queste malattie sono infettive determinate cioè dal nostro incontro con un agente infettivo batterio o virus o micobatterio. Quindi cosa facciamo se la febbre supera i 38,5- 39 °C ?
Le linee guida indicano che “una temperatura corporea fino a 38-40 °C causati dalla maggior parte delle infezioni di breve durata (acute) sono ben tollerate dagli adulti sani. Comunque, una febbre moderata può essere pericolosa per gli adulti con disturbi cardiaci o polmonari, dato che la febbre causa un aumento della frequenza cardiaca e respiratoria.
Un eccessivo innalzamento della temperatura può risultare dannoso. In quanto può determinare la denaturazione delle proteine e il rilascio di citochine infiammatorie e ROS ( specie reattive dell’ossigeno) che attivano la cascata infiammatoria e determinano stress ossidativo. Il risultato è quindi una disfunzione cellulare, che altera la funzionalità fino ad arrivare all’insufficienza multiorgano; viene inoltre attivata la cascata della coagulazione la quale porta alla CID coagulazione intravascolare disseminata. (vi ricorda qualcosa?)
E ancora …..“I farmaci utilizzati per diminuire la temperatura corporea sono chiamati antipiretici.
Quelli più efficaci e più diffusi sono il PARACETAMOLO e i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’aspirina, l’ibuprofene e il naprossene.
Generalmente, si possono assumere:
• 650 milligrammi di paracetamolo ogni sei ore (non si deve superare la dose di 4.000 milligrammi al giorno, in realtà l’ultima revisione del foglietto illustrativo indica il dosaggio massimo di 3 GRAMMI al giorno)
• Da 200 a 400 milligrammi di ibuprofene ogni sei ore.
Questi sono i dosaggi indicati per l’adulto sano, ovviamente se si soffre di patologie epatiche o renali, nel bambino o nell’anziano le posologie vanno riadattate.
Poiché molti preparati da banco contro il raffreddore o l’influenza contengono paracetamolo, i pazienti devono fare attenzione a non assumere contemporaneamente paracetamolo e uno o più dei suddetti preparati.” https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/malattie-infettive/biologia-delle-malattie-infettive/febbre?query=La%20febbre%20negli%20adulti#v997463_it
Questo fa il paracetamolo a dosi terapeutiche !!!
Cosa allora non fa?
• Non è responsabile del peggioramento nei pz che hanno contratto il covid e che si chiama A.R.D.S (Adult respiratory distress syndrome) che è caratterizzata dalla insorgenza di tachipnea, cianosi e che indica un progressivo grave evento lesivo polmonare massivo, non trattabile a domicilio.
• Non è responsabile della deplezione del glutatione se assunta a dosi terapeutiche in quanto , solamente una piccola parte (circa 5%) di paracetamolo subisce un metabolismo ossidativo, entrando quindi nella via metabolica che coinvolge il glutatione intracellulare.
• Non è responsabile della CID coagulazione intravascolare disseminata ( sono stati descritte tre casi di CID ma in situazione di sovradosaggio di paracetamolo) https://www.farmacovigilanza.eu/node/262
All’inizio della pandemia di COVID-19 era inoltre emersa la preoccupazione che l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), in particolare l’ibuprofene, potesse esacerbare i sintomi di COVID-19. Queste preoccupazioni, basate su dati non pubblicati, hanno portato a consigli contro l’uso dei FANS. Queste preoccupazioni si sono poi rivelate infondate, ma permane il pregiudizio nei confronti del paracetamolo . Il paracetamolo è diventato una specie di cavallo di troia per far passare il concetto che i medici che lo prescrivono ti abbandonano al tuo destino, anzi, sono pure ignoranti perché “non sanno che il paracetamolo abbassa il glutatione.”
dossier paracetamolo, parte II

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EFFECTS OF ACETAMINOPHEN ON OUTCOMES IN PATIENTS HOSPITALIZED WITH COVID-19 – CHEST

Sorgente: EFFECTS OF ACETAMINOPHEN ON OUTCOMES IN PATIENTS HOSPITALIZED WITH COVID-19 – CHEST

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Pubblicato da su 10 gennaio 2022 in covid19, epidemiologia, farmaci

 

Remuzzi: «Con Omicron e Delta abbiamo due pandemie. La curva scenderà a breve se prevarrà la prima»- Corriere.it

Sorgente: Remuzzi: «Con Omicron e Delta abbiamo due pandemie. La curva scenderà a breve se prevarrà la prima»- Corriere.it

 
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Pubblicato da su 10 gennaio 2022 in covid19, epidemiologia, farmaci